PINA FIORI
Pina fiori vive e lavora a Macerata, dove nel 1977, ha concluso gli studi presso
l’Accademia di Belle Arti di Macerata, attualmente insegna presso il Liceo Artistico
di Macerata.
Franco Cicconi - Galleria Arte Contemporanea EXPO’ di BARI – 1981
L’intelaiatura delle opere di Pina Fiori è severa, quasi cristallizzata nelle
rigide partizioni geometriche, che imprigionano i colori puri, in griglie,
diagrammi “oggettivi” di sensazioni ormai codificate. Eppure è proprio
questa impostazione, memore delle esperienze di un Vasarely, che
consente ai fili che escono dal quadro di acquisire il valore di un gesto
enigmatico. Distribuita in tentacoli, che si avventurano verso il mondo
esterno per saggiarne la rispondenza, la materia appare espulsa dall’opera
e costituisce una drammatica contraddizione. Metafora aperta a molti
significati, questo contrasto non rinuncia alla propria innocente violenza e
non ammette spiegazioni a senso unico. Resta anzi chiuso nel proprio
ermetico riserbo, non disperdendo il potenziale di energia drammatica
insito nell’accostamento in messaggi consolatori. Unica chiave di lettura
rimane un’irragionevole slancio, potente nel suo impulso romantico, verso
la vita interiore, cui fanno da schermo le violenze di un mondo inutilmente
razionale.
Guglielmo Monti – AN -1981
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Questi pezzi della Fiori creano una specie di interludio o pausa nel suo cammino che ha da sempre scandagliato i rapporti tra la motilità della simbologia esoterica con quella filtrata dal soggetto, in un tentativo di sintesi dei linguaggi sociolettici. Su parecchi strati di mannite cementata le tavole s’induriscono divenendo talmente lisce da poter essere graffiate da una sensibilità del tutto sedotta dall’araldica. Sullo sfondo dorato o argentato si situa una decorazione tipologicamente simile a quella degli ex libris. Come in un quadro, nel quadro lì la Fiori inserisce il cuore del suo discorso, il quale gioca soprattutto, ancora, sulla presa emotiva del colore. Un gusto innato per i contrasti fa sì che si scontrino in baruffe ironiche Tradizione e Innovazione. Che raccontano questi stemmi, al di là di un richiamo alla anacronistica proprietà, se non la favola e il sogno di nuovi e non violenti poteri?
Remo Pagnanelli 1987
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Pina Fiori scompone lo spazio pittorico, in sezioni geometriche che convivono nel quadro sovrapponendosi e creando una profondità (fisica ed emotiva) che prima di tutto nasce nella retina dell'osservatore. Molli elementi di queste opere rimandano alla Optical Art, ma non mancano i riferimenti figurativi alla Metafisica e soprattutto si avverte la concezione formalistica di certa Aeropittura del Secondo Futurismo che il nostro territorio ha tanto amato e promosso. Ci sono i colori, soprattutto. Una vibrante tavolozza di gialli, rossi, blu, colori primari, colori secondari, complementari. Quelle rigorose figure geometriche che prima sembravano sezionare lo spazio pittorico, scomponendolo, adesso sono tentativi faticosi di contenere pigmenti. Guardando a queste sezioni dipinte che riproducono in rettangoli e quadrati le varie gradazioni cromatiche viene da pensare alla schermata multitasking di un computer, in cui figurativo e geometrico sono interscambiabili, come nelle molteplici finestre contemporaneamente aperte di Windows. Paesaggi informatici che sono diventati paesaggi dell'anima. Forse siamo dentro un software e il nostro sguardo è la freccetta del mouse che sceglie come colorare la propria esistenza cliccando sulla barra di fianco allo schermo. La sovrapposizione dei piani e delle schermate capovolge la nostra percezione spaziale, le pagine aperte e sovrapposte dell'ipertesto a tratti ci fanno perdere il filo del discorso. Ma la cosa ancora più interessante, come nell'opera che ho davanti, è sentire il sentimento dell'emozione provata dall'artista davanti a un ciclo che annuncia la tempesta, inserito in un contesto chirurgicamente geometrico di strisce di colore. A guardare bene però si vive il paradosso di sentire la figurazione del paesaggio come artificiale. mentre quei rettangoli dipinti a mano con qualche lieve incertezza fanno sentire tutta l'umanità della geometria. Ancora una volta tutto cambia prospettiva: l'emozione diventa artificiale, il realismo sembra finto, nello stesso tempo l'astratto si riempie di sentimentalismi e la matematica arrossisse delle sue inesattezze. E così il sentimento scaturito dall'incontro dello sguardo con la natura diventa lo sfondo di un desktop. mentre quelle figure colorate in rettangoli, quadrati, angoli, queste geometrie perfette che dovrebbero comunicarci minimalismo e freddezza, fanno trapelare una profonda e disarmante umanità. Qui secondo mc è nascosta la forza dei quadri di Pina Fiori. La figurazione, romantica o metafisica che sia, si nutre di una sotterranea ma ben percepibile matrice astratta, mentre la geometria e l'astrazione sono chiaramente l'espressione di un sentimento. L'opera nel suo insieme è la concretizzazione di un pensiero che necessariamente, appena prende il sopravvento la coscienza, diventa ripensamento.
Davide Miliozzi-9 Giugno 2016
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Centro Di Sarro Roma-1982
Pina Fiori insegue invece problemi di strutturazione
percettiva, organizza eventualità di rapporti fra forme
pure, con forte rigore costruttivo. Praticando la
pittura.
Enrico Crispolti
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Rivisitazioni
Fra le forze emergenti che si vanno presentando nell’ormai vasto territorio nel quale è collocata l’Accademia di Macerata si può senz’altro annoverare Pina Fiori.
L’accoglimento della cultura, non più per il facile corridoio del recupero o per le” rivisitazioni”, ma come assunto della memoria, viene dalla Fiori subita con quella ironia critica che gli consente di conservare suggestivamente l’estetica moderna, in quanto storia, ma ciò attraverso un’analisi interiore, nella quale il dato di resa personale emerge, s’affonda, si perde nei normali meandri del tormento culturale, ma si ricompone e si amalgama e si ritrova come dice Maurizi, “rinunciandoalle scorciatoie, vivendo i propri dubbi” e aggiungo, con una propria sintesi. Questa sintesi si può intravedere formalisticamente annunciata da quell’ultimo suo momento di un astrattismo cromatico, il quale, a mio parere, vale quale buona base perché Pina Fiori conquisti quella
autonomia di pensiero e di azione necessaria alla sua giovane età.
Remo Brindisi
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Creatività e percezione
Pina Fiori si colloca con la sua ultima produzione vicina a certe assonanze proprie dell'area astratto-costruttiva o neo concreta, assommando loro, tuttavia, sollecitazioni sensibili al filone analitico dell'arte. La sintesi tra i due momenti, però, non denuncia una plurivalenza intellettualistica, oscillante tra cultura e poesia, ma un percepire il continuum temporale e un guardare alle forme nell'atmosfera come a una fisica presenza di vissute distanze, dove è possibile definire lo stato quasi metafisico delle strutture pittoriche utilizzate per giungere alla consapevolezza dei significati attribuiti al colore.
Gli spessori cromatici e le proposte formali sembrano, perciò, risolvere le infinite proprietà sintattiche del discorso secondo indirizzi investigativi per i quali la sollecitazione prospettica ordisce un gioco di rimandi, ricchi di densità plastica virtuale, sufficiente a dare coscienza e a sviluppare le problematiche iconografiche con una accezione nuova, illuminata dai lampi rivelatori delle suggestioni storiche facilmente verificabili in certe soluzioni.
Le costruzioni della Fiori non hanno, infatti, lo scopo di rivelare le infinite possibilità e gli splendori dei fatti geometrici, ma di coinvolgere in un certo tipo di razionalità il dubbio emblematico che sopravanza la conoscenza visiva per definire attraverso l'analisi il senso degli strumenti pittorici. l'uso di un linguaggio primario raffinato. preciso. accettato quasi come ricognizione necessaria per identificare il margine operativo proprio della lettura delle valenze riscontrabili, di volta in volta, nell’opera d’arte, consiglia l’autrice di evitare i pesi della cronaca per trasferire sulla tela o la carta i rischi di un’ambiguità, capace di invocare il fascino della ricerca quale elemento implicante lo spettatore, invitato dall’apparente chiarezza del manufatto alla puntuale esaltazione del momento razionale.
La scienza, la tecnica, la lucidità del pensiero, in effetti, esprimono le conquiste dell’uomo, mentre a volte, come nel caso, la rappresentazione artistica suggerisce anche l’insinuante, labirintica espressione di una situazione interiore diversa, sufficiente, in ogni modo, ad umanizzare quanto appare otticamente perfetto con minime incrinature formali di sapore decisamente intimistico. I miti del nostro tempo, primo tra tutti quello dell’eterna giovinezza spirituale e fisica, sono travolti dall’inesorabile e vorticoso ingranaggio della mente che, in maniera eloquente, ricorda la presenza di impulsi non sempre controllabili e l’opportunità di corrispondere ai frutti dell’intelligenza con una evoluzione interiore, indispensabile per raggiungere un perfetto equilibrio tra spirito e corpo, componente essenziale di una personalità matura.
La condizione umana, insomma, si rivela attraverso sentimenti e memoria, da cui emergono percezioni indefinite di una realtà latente, filtrata da una sorta di sollecitazione apparentemente sconosciuta, ma chiaramente presente quali traccia indelebile di avvenimenti ancestrali, nascosti magari nel profondo dell’anima collettiva.
Il circolo vizioso dell’alternarsi del razionale e dell’irrazionale, malgrado la ferrea gabbia della coscienza, è vissuta con serietà della giovane artista che usa un modo sottilmente ironico del porgere, capace di rimettere in causa, attraverso una insistita pedanteria grammaticale, d’ordine sempre visuale, il dialogo con chi guarda. Ampliare la gamma delle soluzioni tecniche eventualmente possibili nel quadro della proposta artistica inserisce, con l’uso di una pigmentazione particolarmente eloquente, componenti quasi fabulistiche in grado di smussare le asprezze dei toni per evidenziare la pregnanza delle motivazioni.
Le intenzioni implicitamente contestatorie del fare pittura, dunque, coinvolgono nel quotidiano la dinamica crescita della realtà che, uscendo dai confini limitati dell’opera, costringe l’osservatore a cercare dentro di sé gli stimoli per impegnarsi e superare l’incomunicabilità propria dei tempi correnti, segnalandone le urgenze.
Pina Fiori gioca con correttezza il ruolo che ha inteso assumere, rinunciando alle scorciatoie, vivendo i propri dubbi, evitando ogni speculazione intellettualistica. Anzi, introduce nella sua produzione le ansie e le difficoltà della ricerca, vi aggiunge il senso sfibrante delle contraddizioni, moltiplicandone i significati, auspicando, sul piano esistenziale, il placarsi del conflitto sempre aperto tra creatività e percezione per arrivare a comprendere la sostanza del problema ontologico e confrontarsi ad essa secondo la propria umana misura.
Elverio Maurizi, febbraio 1982.
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Il possibilismo geometrico di Pina Fiori
A me pare che la corretta chiave di lettura dell'espressività di Pina Fiori l'abbia fornita Elverio Maurizi, in uno scritto del febbraio 1982, quando ha evidenziato come le sue costruzioni non abbiano «lo scopo di rivelare le infinite possibilità e gli splendori dei fatti geometrici, ma di coinvolgere in un certo tipo di razionalità il dubbio emblematico che sopravanza la conoscenza visiva».
La forma geometrica, dunque, traduce visivamente il valore della razionalità che però viene assunta come pura qualità metodologica e non già come obbiettivo d'identificazione con il reale. Per cui non si ha un geometrismo rigido e rigoroso (di derivazione pitagorica), testimone di certezze assolute connesse ad una visione filosofica platonica, ma piuttosto un gioco ritmico di forme possibili dietro cui è più facile individuare il pensiero cartesiano che rese la geometria ed il calcolo strumenti di sistematicizzazione del dubbio.
Nella genealogia iconografica della Fiori, pertanto, non è rintracciabile un ascendente severo e inesorabile come Piet Mondrian, mentre vi risultano iscritti tanto il temperamento lirico e disponibile di un maleviciano come Paul Mansurov quanto la «geometria immaginaria e folle» di Achille Perilli. Il possibilismo geometrico della pittrice maceratese si completa e si definisce meglio con una vivacità cromatica che facilita la cattura percettiva del fruitore; e così — attraverso la non-perfetta-perfezione delle immagini, il colore invitante, l'inserimento (nelle forme matematiche) di tocchi soggettivi e di trepidazioni pittoriche, la presenza di una sottile ironia — il suo gioco ambiguo e lieve richiama costantemente la condizione umana del riguardante che oscilla, da sempre, entro i poli del sentimento e della ragione. E con garbati ammiccamenti lo attira in pieno verso il centro dell'azione ludica che stimola e diverte.
Armando Cinesi
CURRICULUM ARTISTICO
PINA FIORI
Pina fiori vive e lavora a Macerata, dove nel 1977, ha concluso gli studi presso
l’Accademia di Belle Arti di Macerata, attualmente insegna presso il Liceo Artistico
di Macerata.
Personali
1978: IV Ed. Coppola da Gallipoli, Porto Potenza Picena (MC) – Premio.
1981: Expò - Arte, Fiera Internazionale di Arte Contemporanea – Bari.
1982: Galleria Cicconi - S. Maria della Porta - Macerata.
1982: Expò - Arte Fiera Internazionale di Arte Contemporanea – Bari.
1982: Galleria Accademia Belle Arti – Palazzo Buonaccorsi - Via D. Minzoni 24 –
Macerata.
1982: “Creatività e Percezione” - Pinacoteca Comunale di Macerata – Macerata.
1982: Via Porta Vecchia - Marsciano (PG).
1982: Palazzo Sangallo - Tolentino (MC).
1983: Galleria “La Virgola” - Fabriano (AN).
1983: Galleria “Il Luogo” - Via della Longara - Roma.
1983: “Spazio 188” - Civitanova Marche (MC).
1984\85: “Expò Permanente” - Corso Vittorio Emanuele54 - Civitanova Marche
(MC).
1997: “Arcobaleni dimenticati” - Palazzo della Provincia - Corso della Repubblica
28 - Macerata.
2010: “Street Art” - Galleria Annibali - Civitanova Marche (MC).
2016: “Artedimarca” - Laboratorio 41 - Macerata.
Collettive
1971: XII “Marguttiana d’Arte” - Via degli Orti - Macerata.
1972: “Pinocchio” - E.R.I. - Via del Babbuino 79 - Roma - Premio.
1973: “Giovani alla Ribalta” – Arena Sferisterio - Macerata.
2
1976: Galleria “Annibal Caro” - Viale G. Matteotti 10 - Civitanova Marche (MC).
1978: XXVIII Rassegna “G. B. Salvi” e “Piccola Europa” - Sassoferrato (AN).
1979: “Falconara Arte ‘79” - Falconara Marittima - Ancona - Premio.
1981: Mostra comunale d’Arte Sacra - Macerata.
1981: Mostra “peintre, forains et maraichers...” - Atelier 4 - Sens (Francia).
1981: “Esperienze” - Mostra d’Arte degli allievi dell’Accademia di Belle Arti di -
Loggiato ex foro Annonario - Macerata.
1981: “Un territorio allo specchio” - Loggia del Grano - Macerata.
1982: “Italie’82” - Autor de l’écletisme” - Atelier 4 - Sens (Francia).
1982: Mostra comunale d’Arte Sacra - S. Paolo - Macerata.
1982: XXXII Rassegna “G. B. Salvi” e “Piccola Europa” - Sassoferrato (AN) - Premio.
1982: Mostra d’Arte “Omaggio a S. Francesco” - Piazzale S. Francesco - Macerata.
1982: “Premio città di Marsciano” - Marsciano - (P.G.).
1982: “Colori per Natale” - Pinacoteca Comunale - Macerata.
1983: Mail Art - “Italian Art Today” - La Chambre Blanche” 549 - Boul Charest est
Quebec - Canada.
1983: “L’altra metà del cielo” - Sala consiliare - Comune di Montecassiano (MC).
1983: XXXIII Rassegna G.B. Salvi - Sassoferrato (AN) - Premio.
1983: “Arte Emergente nelle Marche” - Fondazione G. Bandini - Tolentino (MC).
1983: “Un percorso nella Marca Ripe 83” - Ripe S. Ginesio (MC).
1984: “Omaggio a Francesco di Cocco” - Studio d’Arte Sferisterio - Macerata.
1985: “A Chiena a Campagna” - Campagna (SA).
1987: “Il silenzio Creativo” - Marcelletti Arredamenti - Corso della Repubblica 23 -
Macerata.
1987: Presentazione del catalogo “A Chiena a Campagna” Kermesse Nazionale
d’arte contemporanea - Civico museo - Campagna (SA).
1990: “Arte Donna: segni - luce - colore” - Amministrazione Provinciale Macerata -
Macerata.
1990: “Documenti 1985-1989” - Comune e Pinacoteca - S. Paolo - Macerata.
1992: 6th International Design Competition - “Wind Air” - Osaka - Japan -
Segnalazione.
1995: Premio Internazionale “D. G. Puglisi” - Palermo.
1996: “Tra Spazio e tempo” - Convento di Sant’Antonio - San Buono - Gissi.
3
1997: “Artisti contro la guerra” - Via dogana 2 - Milano.
1998: Bicentenario “Santa Maria delle Vergini 1798-1998” - Macerata.
2000/01: “Maceratese 2001” - Galleria Antichi Forni - Macerata.
2010: “Pellegrini, non vagabondi” - Mostra del Pellegrinaggio di Macerata - San
Paolo - Macerata.
2011: “L’universo di Enrico Medi” centenario della nascita - Porto Recanati (MC).
2011: “Il Manto di Maria” - Accademia di Belle Arti Macerata - Piazza D. Minzoni -
Macerata.
2014: “Da Maria a Maria” - Raccolta Arte Sacra Contemporanea - S. Maria in
Pacigliano - Corridonia (MC).
2014: “Collettiva d’Arte” - Galleria dell’Accademia Mirionima - Piazza della Libertà -
Macerata.
2015: Inaugurazione del Museo di Montecosaro con la mostra delle opere donate -
Montecosaro (MC).
2016: Mail Art - “At Karuizawa” - New Art Museum - Nagano - Japan.
2017: “I limiti” - Macerata Racconta - Galleria Antichi Forni - Macerata.
2017: “Il segno della Sibilla” - Campo Cavallo - Osimo (AN).
2017: Mail Art - “Segnalibro d’autore” - Biblioteca Somano (CO).
Esposizioni con QueenArtStudio
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